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Bari, strani concorsi e microspie: lady Asl Cosentino ai domiciliari

di GIOVANNI LONGO e MASSIMILIANO SCAGLIARINI 
BARI - Un concorso per un posto da primario di allergologia all’ospedale di Altamura, in provincia di Bari, peraltro mai assegnato, e una consulenza della Asl Bari per la bonifica degli uffici dalle microspie: quelle fatte installare dalla procura. Sono i due episodi che hanno riacceso i riflettori sugli scandali della sanità pugliese, portando ai domiciliari cinque persone tra cui l’ex direttore generale della Asl Bari, Lea Cosentino, e l’attuale dg dell’Oncologico del capoluogo pugliese, Giuseppe Lonardelli.

I provvedimenti cautelari sono firmati dal gip Giulia Romanazzi che ha accolto le richieste dei pubblici ministeri Roberto Rossi, Emanuele De Maria e Teresa Iodice, i cui fascicoli sono stati «unificati». I reati contestati, a vario titolo, sono di falso e peculato. Tra gli arrestati c’è pure un medico del Policlinico, Eustachio Nettis, presunto destinatario della nomina a primario, e funzionari della Asl barese. È indagato anche l’ingegner Antonio Colella (già implicato nel filone di indagini che riguarda Tarantini), attualmente irreperibile: per lui il gip ha tuttavia negato l’arresto. Nei confronti di altre quattro persone (due primari della commissione di concorso, un avvocato e un funzionario della Asl) il gip ha disposto la misura cautelare del divieto di dimora.

I fatti si riferiscono al periodo compreso tra 2007 e 2008. Nella vicenda del concorso sono coinvolti, oltre alla Cosentino, a Lonardelli e a Nettis, i primari di allergologia dell’ospedale di Caserta, Agostino Cirillo, e quello di Civitanova Marche, Stefano Pucci, per il loro ruolo di commissari. Il concorso per il primariato ad Altamura fu bandito nel 2005 (alla Regione c’era ancora Fitto): una candidata, Mariateresa Ventura, ottiene dal tribunale del Lavoro un’ordinanza che annulla il verbale con cui la commissione nomina primario Nettis. La commissione non aveva, tra l’altro, effettuato il confronto tra candidati previsto dalla nuova legge regionale del 2006.

Secondo l’accusa, dopo aver saputo dell’ordinanza del giudice la Cosentino avrebbe ordinato alla commissione di riconvocarsi per riesaminare i curricula, ma sulla lettera sarebbe stata messa una data precedente di un mese. Ai commissari, invece, la procura contesta di aver proceduto alla selezione di Nettis «prescindendo totalmente da ogni valutazione di merito».

Ma l’accusa più «inquietante», rivolta alla Cosentino e a Colella, riguarda l’incarico di «bonifica elettronica» degli uffici, che l’Asl di Bari aveva affidato ad un sedicente investigatore privato, Antonio Coscia, titolare della Ags Netcom (anche lui arrestato).

Secondo la procura, i complessivi 72mila euro pagati non sarebbero serviti a garantire la sicurezza informatica degli uffici, come indicato in due delibere. Anzi, a Coscia sarebbe stato in realtà affidato l’incarico di bonificare l’Asl e alcuni uffici dell’opsedale San Paolo dalle microspie per «ostacolare le indagini effettuate dalla procura di Bari».

In una nota, la procura di Bari scrive che le indagini sulla gestione della sanità regionale pugliese «paiono sovente connotate più che dal carattere dell’episodicità da quello della sistematicità degli illeciti». Si dice invece «stupita» per l’arresto l’avvocato di Lea Cosentino, Francesca Conte, il suo legale: «Credevamo - dice - di aver già chiarito gli episodi contestati. Parliamo, oltretutto, di un concorso che non si è mai concluso». La Cosentino, da ieri ai domiciliari a Bari, tramite il suo avvocato si definisce «colpevole di aver fatto giustizia».

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