tradimenti microspie e spionaggio coniugale.

CASSAZIONE: VIETATO SPIARE MOGLIE PER 'BENE DELLA FAMIGLIA'Spiare la moglie al telefono, anche se per ''tutelare il bene della famiglia'', puo' costare fino a 8 mesi di reclusione. Anche se lei tradisce il marito, dice infatti la Corte di Cassazione, intercettare le chiamate all'amante, e' una ''offesa ingiusta'' passibile di condanna penale. Per effetto di questa decisione Alvaro V., marito di Stefania S., la moglie spiata, e altri due amici, Giuseppe F. e Fabrizio T. si sono visti confermare la condanna ad otto mesi di reclusione ciascuno per aver nascosto un registratore dentro casa allo scopo di ''intercettare le comunicazioni telefoniche'' della moglie. Stanco della ''liberta' illimitata'' di cui godeva la moglie, Alvaro V., 44enne perugino, aveva chiesto la collaborazione di due amici, Giuseppe F., tecnico esperto in elettronica e telecomunicazioni e dunque ''esecutore materiale'', e Fabrizio T. Il registratore pero' era stato scoperto ed era scattata immeditamente la denuncia della moglie spiata.CASSAZIONE: E' REATO SPIARE LA MOGLIE AL TELEFONO. CONDANNATO MARITO CALABRESE, SI TRATTA DI FRAUDOLENTA INTERCETTAZIONERoma - (Adnkronos) - Vietato spiare la moglie al telefono. Anche se le intercettazioni servono per provare la sua infedelta', intercettare le conversazioni telefoniche della consorte resta un reato per il quale si risponde penalmente. Lo ha stabilito la Cassazione che, con la sentenza 12698, ha respinto il ricorso di Francesco Z., un 53enne calabrese, condannato a 8 mesi di reclusione con la condizionale per aver installato in casa un apparecchio di registrazione delle conversazioni telefoniche della moglie Maria. Per la Suprema Corte, spiare la moglie al telefono e' un atto censurabile che rientra nella ''fraudolenta intercettazione delle altrui conversazioni'', non meritevole di attenuanti nemmeno se lei ha ritirato la querela.

CASSAZIONE: MOGLIE NON SI SPIA, NEANCHE PER RACCOGLIERE PROVE TRADIMENTOLa moglie non si deve mai spiare, nemmeno se questo serve per raccogliere le prove del tradimento della consorte utili alla causa di separazione. Lo sottolinea la Corte di Cassazione che ha accolto, ai soli fini civili, il ricorso di Giuliana G., in via di separazione dal marito Francesco C., che veniva pedinata ''continuamente anche in ore notturne dal marito, persino nei momenti in cui i figli stavano con lui''. La moglie aveva cosi' denunciato il marito per molestie ma la Corte d'appello di Bologna, in riforma della sentenza di primo grado, nel marzo del 2006 assolveva l'uomo ''perche' il fatto non sussiste'', anzi sottolineando che lo aveva fatto per ''assicurare la cura dei figli minorenni''. Per la Suprema Corte (sentenza 37765), che ha accolto il ricorso della moglie costituitasi parte civile, ''la pendenza di un processo di separazione tra coniugi non consente certamente al marito di comportarsi in modo vessatorio o petulante nei confronti del coniuge, nemmeno quando siano presenti figli minori''. Va detto che il reato di molestie per il quale Francesco C. era stato condannato dal Tribunale di Forli'-Cesena si e' prescritto ma la Prima sezione penale, ''in considerazione dell'insistente presenza della parte civile'', come avevano registrato i giudici di merito, ha considerato la vicenda ai soli effetti civili e ha evidenziato che ''la sentenza impugnata si limita invece a qualificare ogni approccio o tentativo di approccio del marito alla moglie come ispirato dall'esigenza di tutela della prole, senza prendere in esame o fornire alcuna interpretazione su specifici comportamenti in modo vessatorio o petulante nei confronti del coniuge, nemmeno quando siano presenti i figli minori''.Fonte:(Adnkronos)REATO FILMARE MOGLIE A LETTO CON L'AMANTE La sentenza della Cassazione:Il marito condannato per diffamazione anche per una telefonata ai parenti di lei. Era in corso di separazione con la consorte.ROMA - È reato filmare le «effusioni sentimentali» della moglie con l'amante. Lo ha deciso la Corte di Cassazione che ha reso definitiva la condanna per diffamazione nei confronti di Angelo A., 56 anni, che, in corso di separazione dalla moglie Anna Maria, aveva effettuato le videoriprese nelle quali la consorte «veniva ritratta in momenti di effusione sentimentale con un altro uomo». La videocassetta era quindi stata fatta pervenire ai familiari della moglie e il tutto era stato accompagnato da una telefonata nella quale il marito comunicava ai suoceri che la moglie «se la intendeva con altri uomini».

DIFFAMAZIONE - Per la Suprema Corte le immagini video. accompagnate dalla telefonata, configurano il reato di diffamazione Angelo A., di Molfetta, era già stato condannato dalla Corte d'appello di Bari nel 2004. Invano l'uomo si è difeso dalle accuse sostenendo delle immagini della videocassetta «non erano per nulla compromettenti». La quinta sezione penale ha respinto il ricorso dell'uomo sottolineando che «l'uso combinato dei due mezzi (filmato e telefonata) da parte dell'imputato, forniva l'inequivocabile dimostrazione sul chiaro intento di offendere la reputazione» della moglie «nell'ambito stesso dei suoi parenti».Fonte: 
Corriere.itEx marito e detective denunciati nella causa di separazioneL’imprenditore commerciale Gianni De Toni intercettò l’ex moglie Paola Manea nella sua auto con apparati audiovisivi o la fece spiare legalmente da un detective privato? Attorno a questo delicato interrogativo, che solo in apparenza può sembrare simile, ruota una indagine della procura di Vicenza che sta per giungere al capolinea.Com’è noto, spiare è lecito, purché i pedinamenti siano eseguiti senza invadere la privacy, mentre intercettare nell’ambito della sfera privata quando si è tra le pareti domestiche o nella propria automobile è vietato.Sotto inchiesta è finito il benestante De Toni, titolare di una nota società che vende strumenti musicali, assieme allo 007 privato Alessandro Valerio, titolare dell’agenzia Andromeda. L’ipotesi? Avere installato apparecchiature per captare informazioni tese a violare la privacy. A innescare le querelle una contrastata separazione giudiziale durante la quale l’abile uomo d’affari di 52 anni per far addebitare la colpa del naufragio sentimentale all’ex compagna, ha consegnato in tribunale del materiale audiovisivo che risulterebbe essere stato girato all’interno dell’Audi A6 della donna.Di fronte alla produzione dei documenti al cospetto del giudice civile, la signora Paola si è arrabbiata ed ha reagito legalmente. Tramite il proprio legale Maria Antonietta Fochesato ha presentato una piccata segnalazione alla magistratura con la quale chiede di perseguire i due uomini. In essa sostiene che soltanto da una ripresa interna alla vettura si poteva ricavare il filmato affidato alle mani del giudice. I fatti risalirebbero all’estate 2004 allorché De Toni incaricò Valerio di pedinare la moglie.
La coppia era già sul piede di guerra e l’uomo voleva raccogliere materiale che provasse la sua tesi, per mettere la donna con le spalle al muro e risparmiare su alimenti e buonuscita. Per fare questo, ha denunciato il presunto comportamento dell’ex marito che a suo dire avrebbe incaricato l’investigatore di sistemare all’interno della sua auto microtelecamera e microspie.È possibile? Il sostituto procuratore Alessandro Severi ancora tempo fa - dopo avere affidato l’indagine alla polizia del tribunale - ha inviato un’informazione di garanzia sia a De Toni sia a Valerio, i quali hanno affidato la loro difesa rispettivamente agli avvocati Gianbattista Rando e Lucio Zarantonello. Il contenuto degli interrogatori che successivamente sono stati fatti sono coperti dal riserbo. Non si va lontano dal vero, comunque, se si afferma che entrambi i diretti interessati hanno respinto le accuse.Lo 007 privato avrebbe spiegato di avere lavorato secondo un incarico professionale preciso e di essersi limitato a eseguire i controlli che gli sono consentiti dal codice. Anche De Toni ha fornito una giustificazione respingendo i sospetti dell’ex compagna. Il fascicolo è adesso sul tavolo del pm Severi, il quale deve decidere se inviare l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a uno o ad entrambi gli indagati, oppure se chiedere l’archiviazione di entrambe le posizioni perché dall’attività investigativa non è emerso nulla di illecito. 

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