microspie, intercettazioni e pizzini arrestato Falsone
Giuseppe Falsone
Un uomo dalle mille risorse, Giuseppe Falsone. Da un lato un mafioso di vecchio stampo, ma dall’altro un intenditore delle più nuove applicazioni internet. In uno degli ultimi covi caldi, trovato l’anno scorso dagli agenti della Squadra mobile di Agrigento a palazzo Adriano, nel cuore della Sicilia, gli investigatori trovarono un impianto di microspie e alcuni pizzini particolari, non i soliti foglietti ripiegati trovati nei covi di Bernardo Provenzano o Salvatore Lo Piccolo. Erano, in realtà, stampe di fogli excel compilati dallo stesso Falsone. Dai pizzini era emerso un giro di denaro e attività commerciali, oltre agli appalti riconducibili al bosso mafioso. Attività che risalgono al 1006 e al 2007. Nello stesso covo di palazzo Adriano i poliziotti trovarono anche una statuetta della Madonna e l’immagine del cuore di Gesù, immancabili in quasi tutti i covi dei boss latitanti come accadde con Giovanni Nicchi e Domenico Raccuglia. Ma c’era anche una Bibbia con all’interno la foto, formato tessera, dello stesso boss finito oggi in manette. Una sorta di fortezza, quella di palazzo Adriano. Un casolare in aperta campagna isolato. Falsone, nonostante i suoi 40 anni appena compiuti, sembra un mafioso d’altri tempi. Un uomo molto legato alla famiglia, in particolare alla sorella Maria Carmela e al fratello Calogero, così come all’anziana madre. Ma nello stesso tempo è un genio del computer, ma sembra che non si sia mai connesso ad internet per evitare di essere rintracciato. Falsone, come altri latitanti, avrebbe avuto una buona rete d’appoggio che lo ha portato fino a Marsiglia. In un pizzino trovato nel covo di Bernardo Provenzano si evinceva l’amizia di Falsone con lo stesso capo di Cosa nostra arrestato a Corleone nell’aprile 2006. Un altro covo era stato trovato dalla polizia a Naro, nell’agrigentino. Un casolare abbandonato con un piccolo magazzino. Qui Falsone avrebbe vissuto almeno 3-4 mesi. Ma all’interno, nonostante lo spazio angusto, gli investigatori trovarono di tutto, centinaia di munizioni, fucili ed esplosivo.
fonte agrigentoflash.it
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