rilevatori e microspie bari spiare ufficio di ospedale

QUESTA E' UNA NOTIZIA DI 6 MESI MA MERITA ATTENZIONE DA PARTE DI TUTTI QUEI SOGGETTI CHE SI POTREBBERO TROVARE NELLE STESSE SITUAZIONI.
S´allarga l´inchiesta sullo 007. La denuncia di Colella
di Gabriella De Matteis e Giuliano Foschini

Alcuni dipendenti della Asl di Bari hanno scoperto di essere spiati nei loro uffici, durante le ore di lavoro. E hanno denunciato tutto all´autorità giudiziaria. La spy story, nata come corollario delle indagini della procura di Bari sulla sanità pugliese, si arricchisce di un nuovo elemento. Agli atti dell´inchiesta è finita, infatti, una denuncia di Antonio Colella, l´ormai ex capo del settore patrimonio della Asl di Bari. 

L´uomo, coinvolto nell´inchiesta su Gianpaolo Tarantini (l´imprenditore ha raccontato ai magistrati di avergli organizzato e pagato alcuni incontri con Maria Teresa De Nicolò, una delle signore ospiti anche del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi) scoprì alcuni mesi fa una cimice sulla sua porta nell´ufficio della Asl. Appena trovata informò il direttore generale dell´epoca, Lea Cosentino, e d´accordo con lei presentò una denuncia alla polizia giudiziaria, convinto che si trattasse di una microspia abusiva e non - come pure assai possibile - di una cimice montata dalla polizia giudiziaria. Colella raccontò di aver trovato la microspia per caso per caso: «Ho avuto problemi ad aprire la porta, si era incastrata la chiave - disse ai finanzieri, al momento della denuncia - Mi sono insospettito, ho alzato la testa e mi sono accorto che c´era uno strano marchingegno sopra la porta». Questa, la versione ufficiale. Ma gli investigatori non escludono che la scoperta sia stata frutto di una bonifica, visto che in molti nella Asl - anche ai vertici - sospettavano in quel momento di essere ascoltati non dalla polizia giudiziaria ma da "orecchi" nemici.

La circostanza, che lì per lì poteva sembrare di poco conto, assume oggi però agli occhi degli investigatori un aspetto diverso: nell´inchiesta su Antonio Coscia, lo 007 abusivo assoldato dalle Asl, gli investigatori sospettano che l´uomo per conto di qualcuno o per sua volontà abbia piazzato microspie abusive nei corridoi dell´Azienda sanitaria. Questa possibilità è stata, sia nel corso dell´interrogatorio, sia ai giornali, seccamente smentita dallo stesso Coscia. Ciò nonostante è considerata dagli investigatori una possibilità concreta. Al momento Coscia è indagato dal sostituto procuratore Teresa Iodice con l´accusa di esercizio abusivo della professione. A casa sua la Finanza ha trovato una strumentazione sofisticatissima che - sostengono gli investigatori - non aveva i requisiti per possedere. Da qui l´iscrizione nel registro degli indagati. 


Su Coscia esiste poi un secondo livello di indagine, nelle mani del sostituto procuratore Desirèe Digeronimo. Alla base c´è il sospetto l´uomo non lavorasse soltanto per le Asl (ha avuto appalti, per lo più in affidamento diretto, sia a Foggia che a Bari) ma anche per gli uffici della Regione. Su questo filone l´uomo è stato già ascoltato come persona informata sui fatti e l´oggetto del suo interrogatorio sono stati prevalentemente i rapporti con il presidente della Regione, Nichi Vendola, e alcune persone lui vicine. 

L´uomo ha sostanzialmente raccontato al magistrato quanto poi riferito, qualche giorno fa, in un´intervista a Repubblica: «Non ho mai fatto nulla di illegale: l´unica cosa vera, e quello che dico lo possono testimoniare vertici altissimi della Regione, è che ho frequentato alcune aziende sanitarie e anche i palazzi baresi. Ma non lo facevo per lavoro, ma in quanto sono un sostenitore del presidente Vendola al quale ho avuto l´onore di stringere la mano una volta. Io semplicemente, utilizzando le mie conoscenze e le cose che venivo a sapere, facevo in modo che non si creassero tensioni tra gli uffici. Diciamo che intervenivo da paciere nelle situazioni con temperature alte. Sui giornali si rincorrevano notizie e io cercavo di dare informazioni utili».
fonte bari.repubblica.it

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