palermo microspie logger: facebook e polizia in simbiosi

Roma, 7 ott. Rendere più sicuro l'uso della piattaforma del più noto Social Network, Facebook, da parte degli utenti, in particolare i minori. Questo lo scopo dell'incontro tra gli investigatori della Polizia Postale e delle Comunicazioni italiani e vertici del settore sicurezza Facebook, venuti in Italia dagli Stati Uniti, dalla sede californiana di Palo Alto. In particolare, la responsabile del settore 'sicurezza e rapporti con le forze di polizia' e il responsabile delle relazioni per l'area Europa, Africa e Medio Oriente (Emea) hanno posto le basi di una effettiva cooperazione dei cyberpoliziotti della Polizia con il settore privato per rendere più utile e più sicuro l'uso della famosa piattaforma di Social Network da parte degli utenti, specialmente i minori.

Durante l'incontro sono state definite le 'linee guida' che regoleranno i rapporti tecnico-operativi fra la Polizia Italiana e l'azienda statunitense con particolare attenzione agli aspetti di prevenzione e riduzione degli illeciti commessi online. Il documento riflette l'ottimo rapporto di collaborazione da tempo in atto tra il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni e i responsabili di Facebook e potrebbe divenire a breve uno standard internazionale. Infatti, unico del suo genere, costituisce un'importante innovazione nei rapporti di cooperazione internazionale tra rappresentanti del settore pubblico e privato.

Antonio Apruzzese, direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, soddisfatto per i risultati dello scambio informativo che i suoi uomini hanno avuto con i funzionari di Facebook, ha sottolineato la valenza dell'accordo. ''Il contrasto agli abusi commessi nel mondo dei Social Network - ha detto - si arricchisce di uno strumento assolutamente innovativo che consentirà sia a noi che a Facebook di garantire agli utenti una migliore e più serena fruizione di un servizio a cui hanno iniziato ad affacciarsi anche importanti realtà imprenditoriali, attratte dalla grande popolarità di questo poliedrico sistema di comunicazione''. Al termine dei due giorni di intenso lavoro tra i 'cybercop' italiani e gli esperti di Facebook, il prefetto Oscar Fioriolli, responsabile della Direzione Centrale delle Specialita' della Polizia ha ringraziato per il prezioso contributo i responsabili dell'azienda di Palo Alto. ''La societa' moderna - ha detto - ha investito significative risorse nello sviluppo delle nuove tecnologie di comunicazione e ha dato di fatto vita ad un mondo parallelo in cui le nuove opportunita' di socializzazione vengono inquinate da individui che, agendo nell'ombra, ne abusano per perseguire i propri intenti criminali". "Le linee guida, - Ha continuato Fioriolli - stilate in collaborazione con Facebook, rappresentano una pietra miliare nei rapporti di cooperazione tra forze dell'ordine e societa' private che forniscono servizi via internet. Serviranno ad illuminare piu' adeguatamente proprio quelle zone buie di internet a beneficio dell'intera comunita' internazionale, impegnata nella lotta alla criminalita' informatica''.

Viva soddisfazione per l'accordo e' stata espressa anche da Cristian Perrella, responsabile delle relazioni Law Enforcement Emea, il quale ha sottolineato il costante impegno di Facebook per la sicurezza dei propri utenti. "Il nostro obiettivo e' di garantire la migliore esperienza possibile su Facebook - ha affermato Perrella - e cerchiamo di farlo adottando tutte le iniziative che premiano i comportamenti positivi e scoraggiano quelli negativi". "Abbiamo costruito - ha spiegato Perrella - un sistema di regole e una struttura del sito che incoraggiano le persone a utilizzare i nomi reali e disincentivano i comportamenti negativi; abbiamo sviluppato una tecnologia straordinaria e un efficace processo operativo che consente di eliminare lo spam e di bloccare gli utenti che non rispettano le regole; coinvolgiamo le autorita' soltanto nelle situazioni piu' gravi e, quando questo avviene, vogliamo che gli organi di polizia abbiano tutte le informazioni utili a perseguire i reati, che si tratti di malware, phishing, ladri d'identita' o pedofili. Nella maggior parte dei casi - ha concluso - facciamo un ottimo lavoro internamente, ma nelle situazioni peggiori ci rivolgiamo all'autorita' giudiziaria. Esattamente come avviene nel mondo reale.
fonte (Adnkronos)

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