Spiati in Grecia telefonini di politici,giudici e industriali spiati



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OMERO CIAI ATENE - Quel che si sa dello scandalo della intercettazioni illegali ad Atene è appena appena verosimile. Il contesto della storia è un quadrilatero che inizia nel maestoso Hotel Britannia, sorvola le rovine dell' Acropoli, sfiora l' ambasciata americana e finisce in Parlamento lungo il viale Vassilis Sofias che taglia il quartiere di Kolonaky, centro storico, e oggi borghese e chic, della capitale greca. C' è sangue, spionaggio, clan politici, tradimenti e denaro. Qualcuno ha spiato per un sacco di tempo, qualcun altro ha saputo, eluso e insabbiato ma il chi e il perché resta per il momento oscuro. Così l' assenza di un movente e di un sospetto ha acceso la fantasia dei giornali e dei greci che ormai da dieci giorni non parlano d' altro creando una salsa esplosiva che ha messo in difficoltà premier, ministri e tutto un governo. Quello di Costas Karamanlis, nipote di un patriarca della storia ellenica, leader della destra (Nuova democrazia), arrivato al potere qualche mese prima delle Olimpiadi, nel 2004, cancellando quasi un ventennio di dominio socialista. La vicenda inizia con un articolo di Ta Nea (Le Notizie), un giornale di centro sinistra abbastanza vicino all' opposizione, ossia al Pasok. Il 2 febbraio Ta Nea scrive che un centinaio di cellulari dell' élite politica ed economica del paese sono stati intercettati per diversi mesi. Fra i numeri spiati ci sono quelli del primo ministro, del ministro della Difesa, del capo della polizia, di dirigenti dell' opposizione, di numerosi generali, di giudici, giornalisti e uomini d' affari. Il giorno dopo, in una improvvisata e rocambolesca conferenza stampa trasmessa in diretta dalle tv, il portavoce del governo ammette che la notizia è vera. E spiega che il governo la conosceva da quasi un anno ma che non l' aveva resa pubblica per consentire alla magistratura di svolgere una inchiesta accurata e segreta. Poi, in diretta, Russopulos, il portavoce, cade in una serie di contraddizioni. Infatti l' inchiesta era stata così accurata che non solo in dieci mesi non era arrivata da nessuna parte ma s' era anche dimenticata del morto. Ricostruiamo: il 10 marzo del 2005 George Koronias, presidente di Vodafone Grecia, si presenta nell' ufficio del premier Karamanlis e racconta che uno spy software fornito dalla Ericksson è stato illegalmente utilizzato per intercettare numerose utenze di cellulari. Koronias spiega che lo spy software è normalmente presente nelle antenne per essere attivato nel caso in cui la magistratura o altri poteri autorizzati chiedano alla Vodafone (secondo operatore privato in Grecia) di fare intercettazioni legali ma che "qualcuno" lo ha attivato senza permesso. Secondo Koronias che esprime al premier tutto il suo imbarazzo, la Vodafone ha scoperto l' illecito in seguito ad un controllo iniziato a causa delle numerosissime proteste dei suoi utenti sulla qualità del servizio. Il presidente di Vodafone consegna al premier una lista di numeri intercettati ma aggiunge che il software in questione è stato inabilitato e non è più possibile risalire a quel "qualcuno". Tecnicamente può soltanto dire che alcuni dei cellulari che ascoltavano o che ritrasmettevano le chiamate si trovavano nell' area dell' ambasciata americana, sulla Vassilis Sofias. La scoperta dello spy software attivo era avvenuta due giorni prima, l' 8 marzo. Ma che cosa aveva costretto il presidente di Vodafone a recarsi dal premier? Era stato un morto. Costas Tsalikidis, un capo dell' ufficio tecnico di Vodafone trovato impiccato nel suo appartamento dalla madre la mattina del 9 marzo 2005. Vicenda subito archiviata come suicidio e che, ritrovata dai giornali, ha fatto saltare tutta la versione ufficiale di questa spy story ateniese. Le ultime ore del giovane funzionario sono state ricostruite minuto per minuto e la vicenda s' è condita anche dell' immancabile sesso. Quella notte la fidanzata di Costas era rimasta insieme a lui fino alle quattro del mattino e si rifiuta di credere alla tesi del suicidio. Perché? Ma perché non c' erano ragioni. Lei e Costas erano pieni di progetti. Avevano già comprato i biglietti per un weekend romantico su un' isola, ha scritto Eleftherotypia. Si sarebbero presto sposati, ha aggiunto Ta Nea. Era un giovane sereno e felice, conclude Avghi. Insomma la tesi dei giornali è che, come minimo, Costas sia stato ucciso perché non rivelasse quello che aveva scoperto indagando per la Vodafone sullo spy software. Ma da chi? Ricapitoliamo: c' è una vicenda di spionaggio che il governo cerca di insabbiare fin quando un giornale dell' opposizione non la rivela grazie ad una soffiata che viene da ambienti dello stesso governo. C' è un suicidio che potrebbe essere un omicidio. E c' è una azienda telefonica che, scoperte le intercettazioni, fa sparire, forse involontariamente, ogni traccia per cui alla fine c' è il reato ma non c' è il colpevole. Così mentre Karamanlis annuncia conferenze stampa, un rapido rimpasto di governo per questa settimana, e spera che l' aviaria costringa i giornali ad occuparsi d' altro, destra e sinistra si dividono su due ipotesi. La prima, molto soft, vuole circoscrivere l' affaire ad un caso minore di spionaggio industriale (c' erano anche tredici uomini d' affari arabi spiati). La seconda, molto più hard, disegna invece scenari più inquietanti come quelli che hanno fatto gridare il capo dell' opposizione, George Papandreu, rivolto al premier: "Dove ti nascondi e cosa nascondi presidente Karamanlis?". E, senza freni, negli ambienti del Pasok spiegano che le intercettazioni risalgono alle Olimpiadi. A quell' epoca, appena arrivato al governo, il premier Karamanlis avrebbe stretto un accordo anti-terrorismo con i servizi segreti Usa per vigilare sul sereno svolgimento dei Giochi. Poi, dicono al Pasok, l' idea di intercettare amici e nemici sarebbe piaciuta a quelli di Nuova Democrazia che avrebbero continuato a farlo finché, casualmente, lo spy software non è stato scoperto. Giorno dopo giorno i greci seguono la telenovela mentre il Pasok di Papandreu cavalca le rivelazioni dei giornali sperando di formare un assedio attorno a Nuova Democrazia e di vendicarsi dell' affronto subìto due anni fa con la sconfitta elettorale. Il paese è in crisi, l' economia annaspa e le riforme promesse tardano. Uno scenario debole che può essere sconvolto anche uno scandalo senza colpevole. - Luca spyproject22

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