Spionaggio industriale da parte dei Cinesi

Spionaggio industriale da parte della Cina.
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Da un anno e mezzo in Francia si moltiplicano le inchieste. E la pista ogni volta porta dritta dritta alla Grande muraglia.
Il sospetto (e il sospettato) è assai imbarazzante: la Cina, un partner economico ormai inevitabile per i paesi occidentali, è sempre più nel mirino per episodi di spionaggio industriale. E la spia cinese versione 2011 arriva dal web e agisce soprattutto via Internet.Il controspionaggio francese, la Dcri, sta indagando su attacchi informatici che hanno colpito almeno cinque grandi imprese del paese. La prima è stata Safran, grande gruppo industriale francese attivo a livello internazionale nei settori dell'aeronautica, della difesa e della sicurezza e vittima di due attacchi informatici nel giugno 2009 e nel gennaio 2010. Con l'aiuto degli esperti dell'Agenzia nazionale della sicurezza dei sistemi informatici, è stata avviata l'analisi dei sistemi «infettati». L'inchiesta ha stabilito che i dati «catturati» sono stati dirottati su nomi di domini depositati in Francia da un indirizzo Ip localizzato a Singapore, con l'aiuto di una carta bancaria sempre di Singapore e fornendo un indirizzo russo. La pista degli investigatori francesi ha portato nella regione Haute-de-Seine, dove vive Xiaowei H., una studentessa 22enne iscritta alla facoltà di diritto dell'università Paris V. Arrivata in Francia nel 2008, la giovane è originaria di Chengdu. Appassionata di social network, nel marzo del 2009 Xiaowei è entrata in contatto, attraverso la chat QQ, molto popolare in Cina, con il dirigente di una start-up di Chengdu, città considerata uno dei maggiori poli aeronautici del paese, il quale le avrebbe chiesto un semplice «favore». Fatto rarissimo in materia di cyber spionaggio, un nome e un paese sono emersi tra una miriade di server rimbalzanti dalla Germania all'Australia, da Singapore alla Corea del Sud, da Taiwan alla Svezia. Dopo aver messo la giovane in custodia cautelare e averle sequestrato pc e telefonini, una richiesta di rogatoria internazionale è stata trasmessa a Pechino. Per il momento senza risultati.Safran non è un caso isolato, né in Francia né in altri paesi, dagli Stati Uniti alla Norvegia, passando per il Regno Unito. Ma ciò che emerge dalle inchieste d'Oltralpe è che lo spionaggio industriale cinese si serve di uno stuolo di «agenti» insospettabili: operai, studenti, stagisti. Difficile dire se si tratti di vittime inconsapevoli o persone manipolate. Senza fare di ogni cinese una potenziale spia, la vicenda insegna che numerosi stagisti e studenti, uomini d'affari e anche giornalisti lavorano per i servizi segreti del loro paese. E che i metodi cinesi sono più sottili e diffusi di quelli usati un tempo dalle spie sovietiche. Di qui l'estrema difficoltà di inchieste al limite del controspionaggio, difficoltà che si unisce al risentimento dei cinesi, molto suscettibili in materia.

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